Matematica vedica

Per chi è in difficoltà con la matematica segnalo la matematica vedica



Gli studenti americani, in difficoltà con la matematica, hanno scoperto che possono andare a ripetizione dai matematici indiani
Matematica Vedica,ovvero quel sistema di calcolo mentale veloce che si basa su una lista di 16 Sutra (aforismi in sanscrito), scoperti all’inizio del 1900 dal matematico e maraja hindu Bharati Krishna Tirthaji. Le sue strategie di calcolo sono decisamente “creative” e possono essere applicate ad una grande varietà di situazioni. Ogni Sutra, a sua volta, si divide in “corollari“…i quali allargano ulteriormente le possibilità di applicazione dei calcoli descritti nella Sutra principale. Il calcolo algebrico che sta dietro la matematica vedica ha, oltre ad un indubbio valore culturale, anche un grande valore didattico: calcolare velocemente a mente attraverso le Sutra è infatti estremamente stimolante per gli studenti! Inoltre, la matematica vedica, aiuta a sviluppare una maggiore flessibilità di ragionamento, dimostrando che non esiste un metodo di calcolo unico ed universale, ed è stata introdotta da qualche anno nelle maggiori università indiane.

da http://www.lezioneonline.com/trucchi-di-calcolo-veloce-la-matematica-vedica/


Per approfondire segnalo:


Insegnare Scienze in modo divertente

Segnalo una mappa interessante della collega Paola Limone che aiuta ad insegnare SCIENZE alla Primaria  in modo non noioso. Ricchi ed interessanti sono gli spunti.

Clicca qui per aprire il collegamento

Insegnare Scienze in modo divertente



Autoaggiornamento e confronto in rete

Segnalo alle colleghe e ai colleghi della Primaria questa utile mappa realizzata da Paola Limone.

Qui potrete trovare gruppi di discussione Facebook suddivisi per materia.

http://cmapspublic.ihmc.us/rid=1NGJQ4SHF-2B6P4TQ-2BSD/Gruppi%20Facebook%20per%20la%20scuola%20primaria


Corso I.C. 7 DSA

La pedagogia inclusiva della multicanalità
“Diffondere Speciali Apprendimenti”
Prof.ssa Simonetta Sandra Maestri, docente della scuola Secondaria di II grado, Pedagogista e formatrice di insegnanti per la didattica con la multimedialità e la multicanalità nelle difficoltà di apprendimento.

Programma del corso (DSA e BES)


Il corso è stato rivolto all'intero collegio docenti composto da insegnanti di scuola primaria e secondaria di I grado ed organizzato in 4 incontri.
Ecco il programma dettagliato
La pedagogia inclusiva della multicanalità
“Diffondere Speciali Apprendimenti”
Prof.ssa Simonetta Sandra Maestri, docente della scuola Secondaria di II grado, Pedagogista e formatrice di insegnanti per la didattica con la multimedialità e la multicanalità nelle difficoltà di apprendimento.

Programma del corso

Primo incontro in plenaria
(Scuola Primaria e sec. di I grado)
Lunedì 28 aprile 2014  - dalle 17 alle 19

DSA e pedagogia individualizzata
-         DSA: l’approccio individuale  
-         Principali  software
-         Dall’approccio individuale del PDP all’intervento in classe.

-         Dal programma ai nodi concettuali
-          abilità e flessibilità

-         Dal libro di testo all’organizzazione dello studio
- Analisi strutturale e concettuale del libro
- utilizzo del linguaggio spaziale e iconico
- trasformare il testo in premappa, mappa concettuale e mappa mentale
- il recupero di difficoltà verbali espositive (L’AUDIO)



 Lunedì 12 maggio 2014 - dalle 17 alle 19
(Scuola Primaria)
L’utilizzo della rete per insegn@pprendere
-         La rete internet come risorsa: il social e il free.
-         La scrittura collaborativa: come rendere accessibile e aperto lo spazio del compito.
-         Cooperare per imparare e per creare: la condivisione in cloud.
-         Utilizzo della rete per comunicare dilatando tempi e modalità della scuola.

Martedì 20 maggio 2014 - dalle 15.30 alle 17.30
(Scuola sec. di I grado)
L’utilizzo della rete per insegn@pprendere
-         La rete internet come risorsa
-         materiali utili open source e free rintracciabili in rete
-         Multicanalità per individualizzare e per una flessibilità cognitiva
-         Intreccio pagina e multicanalità
-         Utilizzo di audio, video  e dispositivi vari.



Martedì 3 giugno 2014 - dalle 17 alle 19
(Scuola Primaria)
“Fare scuola” con mixed mobile

- Utilizzo di apparecchiature miste in classe.
- Software e App utili per la didattica in classe (Google, Android, Apple).
- Byod (Bring your own device). 
- simulazioni di attività in classe.


Link ai materiali (cliccare sui titoli)



Video proposti
Per riflettere sulla dislessia

Esempio di matematica alternativa





CASELLE DI POSTA ELETTRONICA DEL PERSONALE SCOLASTICO - AGGIORNAMENTI.

Sono state aggiornate le caselle di posta elettronica di tutto il personale scolastico.

Le caselle di posta del personale scolastico adesso presentano le seguenti caratteristiche:
• spazio su server della casella aumentato a 100 MB
• dimensione massima dei messaggi di posta (allegati compresi) di 20 MB
• numero massimo di destinatari pari a 50
• mantenimento del medesimo indirizzo di posta in seguito alla migrazione sul nuovo sistema
• mantenimento delle rubriche di indirizzi e regole di filtro per i messaggi di posta
• possibilità di consultazione della casella di posta via webmail

Al personale che non abbia acceduto alla propria casella per un periodo superiore a 9 mesi,verrà
notificato un messaggio che avverte della possibilità che la stessa venga disattivata nel caso l’inutilizzo si protragga per un periodo di 30 giorni successivo alla predetta notifica.




Perchè il tutorial? I vantaggi del tutorial nella didattica

Che valenza può avere un tutorial nell'apprendimento?



Sempre più mi accorgo di utilizzarlo nella mia didattica quotidiana sia a livello personale per apprendere, sia in classe.
Da qualche tempo mi sono ripromessa di fissare e sistematizzare le ragioni pedagogiche di questo uso  fissando le percezioni in riflessioni.
L'uso convinto di questo strumento mi viene, infatti, dalla pratica che si rivela sempre più fruttuosa: ragazzi e docenti, io compresa, imparano più velocemente aumentando, al contempo, la possibilità di autocontrollo del proprio apprendimento.

Dalla parte dei docenti
Il mio cammino da docente che inizia a "smanettare" con quelle che erano allora " le nuove tecnologie" risale circa a quattordici anni fa. Oggi molti colleghi si ostinano a chiamarle ancora  " le nuove tecnologie" anche se nuove non sono più, soprattutto per i ragazzi.

Imparare dal cartaceo fu, credo per me come per la maggior parte dei miei coetanei, l'istinto iniziale per poi successivamente accorgermi che tutto in realtà finiva per diventare più complicato. Anziché velocizzare l'apprendimento pratico e creare competenze spendibili facilmente nella risoluzione delle situazioni contingenti, il cartaceo richiedeva appesantimenti di passaggi più difficili da capire che da farsi.

In breve arrivai alla rete: la chat o la comunicazione in differita con i colleghi più esperti, dalla grande generosità... Ricordo le sere dopocena in collegamento da varie parti d'Italia per sperimentare piattaforme di videoconferenza e colleghi come Roberto Chimenti ad accompagnarmi con mano virtuale dentro le stanze, fili di discussione, luoghi di repository e "ripescandomi" via mail quando la webcam o il pc, che oggi sarebbero giurassici, o l'inesperienza, mi facevano cadere il contatto audio.
Fu così che scoprii il tutorial e le sue grandi potenzialità: azioni come rimpicciolire lo schermo e guardare in contemporanea altra schermata su cui eseguire le operazioni viste nel tutorial, vedendo e rivedendo con i propri tempi e secondo necessità individuale, incoraggiarono e irrobustirono il mio incedere nell'apprendimento delle tecnologie.

Realizzarlo oggi
Come formatrice
Per me oggi il tutorial è diventato strumento per riflettere, costruire secondo obiettivi.
Utile sia per apprendere sia come formatrice, perché permette di rendere l'approccio più chiaro e individuale di quanto negli incontri in presenza, a volte, non si riesca a essere. Inoltre la distanza dagli incontri in presenza aiuta anche a mettere maggiormente a fuoco i momenti più vulnerabili: dubbi, approfondimenti, aspetti che sono eventualmente da ricalibrare secondo le necessità emerse.

Con gli studenti
permette di rinforzare l'apprendimento dando loro la possibilità di recuperare passaggi e procedure dilatando lo spazio e il tempo dell'aula.


Dalla parte degli studenti
Utilizzare un tutorial indicato dall'insegnante poiché ritenuto attinente e affine al percorso didattico, significa per gli studenti potersi chiarire meglio contenuti, attività, concetti. 

Realizzare un tutorial significa:
- smontare e organizzare per step un contenuto (cartaceo, filmico o altro) passando dalla mappa concettuale alla mappa mentale
- approfondire

- arricchire con altri linguaggi

- riorganizzare in modo personale

- rimontare il circuito comunicativo dandosi come obiettivo, seppure non sempre consapevolmente: scaletta espositiva, autocontrollo del parlato, eliminazione degli intercalari, efficacia della comunicazione del tutorial (pena la non comprensione).

Il prodotto finale, che può essere individuale o di gruppo, è già competenza "agita".

Simonetta Sandra Maestri

A proposito delle cl@ssi 2.0

Riflettere sulla metodologia didattica oggi significa, a mio avviso,  misurarsi anche con l'utilizzo della tecnologia in classe. Riporto di seguito ciò che ho avuto modo di esprimere in una recente intervista.


Una classe 2.0 si concilia con una società che ha cambiato tempi e modalità della comunicazione e della narrazione. Una narrazione dai tempi più veloci che si affida a una multicanalità sempre più ampia dai contenuti non più solo lineari e bidimensionali.
Se la narrazione in passato era la trasmissione di valori e di contenuti di una società dai cambiamenti molto più lenti, di quanto non lo siano oggi, e le figure narranti costituivano un tessuto sociale avvolgente, rassicurante e, in quanto depositario di saperi, punto di riferimento, oggi la narrazione non è più lineare né le figure narranti si limitano all’ambito familiare o scolastico. I nostri bambini e i nostri ragazzi sono immersi in una dimensione reticolare dell’informazione e dei contenuti, sta a noi fare in modo che non abbia l’effetto di una bombardante e frastornante babele ma di una ricchezza a cui attingere in modo consapevole.
Formare giovani che possano essere dei futuri innovatori richiede la stimolazione della fantasia, il pensare fuori dagli schemi e il lasciarsi guidare da tanta e tante curiosità. Quali altri ingredienti aggiungerebbe?
La capacità di orientarsi nella complessità- capacità che rappresenta, credo, più che una competenza da acquisire una “conditio sine qua non” per filtrare la realtà, operare scelte, integrarsi e adattarsi ai cambiamenti. A mio avviso attualmente esiste uno iato tra scuola e società. Se dovessi ricorrere a un’immagine mentale dipingerei la scuola di questi ultimi anni come un grande pachiderma dai tempi lenti. Se questo da un lato l’ha salvaguardata dalle “facili mode” dall’altro lato l’ha vista lenta nel cambiamento con il rischio di confinare i ragazzi nei link toccata e fuga, nella comunicazione frenetica che economizza nel lessico e nella relazione, nel videogioco dalle emozioni intense, rapide, che entrano silentemente ma prepotentemente nello spazio vissuto in solitudine, in una superficie impermeabile in cui la rapidità oscura la riflessione e la presa di coscienza.
L’utilizzo della multimedialità – può contribuire a “riagganciare” oggi i nostri bambini e i nostri ragazzi “connessi altrove”, attenuando il divario tra il pensiero lineare logico e consequenziale della cultura alfabetica tradizionale, dai tempi “preziosamente” lenti.
Ritengo fondamentale la promozione di una complementarietà tra il tempo lineare della narrazione, della lettura e della scrittura e l’interazione con i linguaggi sistemici e reticolari. Del resto la cultura non avviene solo nella scuola ma anche al di fuori di essa, dunque anche nella rete.
Tuttavia il tempo digitale è un tempo più intenso, permette di sovrapporre nella simultaneità e in multitasking, ma non sempre favorisce la concentrazione.
L’alfabetizzazione digitale funzionale per sottrarre ad una nuova forma di analfabetismo cioè la fruizione passiva di contenuti e comunicazioni digitali.
La formazione di futuri innovatori deve promuovere l’alfabetizzazione digitale funzionale senza la quale, credo, non sia possibile una alfabetizzazione culturale.
Una didattica del cre@pprendere dove la teoria sia un punto d’arrivo più che il punto di partenza. Spesso i manuali scolastici forniscono teorie a scapito dell’apprendimento per scoperta: ricercare, comunicare, condividere, collaborare sono ingredienti fondamentali.
L’utilizzo della rete per ricercare, scambiare e condividere. Il ricorso al cloud, l’audio e il video per raccontare e documentare esperienze di ricerca con prodotti multimediali, possono essere occasioni per lo sviluppo di competenze “agite”, utili per costruire anche in modo collaborativo competenze e abilità sia cognitive che sociali.
Scuola come laboratorio di competenze, anche gestionali del testo comunicativo, che possono essere messe in campo, ad esempio, in audio e videointerrogazioni il cui ascolto può essere utile, peraltro, anche ai compagni.
Far realizzare agli studenti tutorial in tempi limitati (secondo i ragazzi il tempo limitato è “tanto quanto dura una canzone” che si può caricare più facilmente su you tube) per l’utilizzo di programmi per mappe, linee del tempo, significa far elaborare in maniera contestualizzata e pratica un prodotto che implicitamente prevede di aver operato tramite mappa concettuale, mappa mentale e relativa scaletta espositiva, perché in caso contrario le istruzioni del testo informativo perderebbero l’efficacia e non raggiungerebbero il destinatario.
Nuovo rapporto docente-studenti- nella didattica del cre@pprendere le tecnologie impongono di convivere con il nuovo che, appunto, è sempre nuovo, e in questa rete di apprendimento continuo le tecnologie, che sono nuove sia per gli insegnanti che per gli studenti, ridisegnano un nuovo rapporto insegnante- studenti. Un nuovo rapporto che li vede entrambi protagonisti e autori su web.
Nell’Horizon Report, già dal 2013, si prevedeva la diffusione massiva dell’utilizzo dei Tablet per la formazione. Lei ha avuto modo di sperimentarli in classe?
Sì, ho avuto modo di sperimentarli. Attraverso una donazione della Coop Estense, un milione di euro alle scuole terremotate, l’Ufficio Scolastico Regionale (USR) e il Servizio Marconi TSI, l’assessorato Scuola della Regione E.R., hanno deciso di destinare l’intera cifra per dare impulso alla didattica. Sono state create 58 classi 2.0 definite “mixed mobile”. L’apprendimento avviene tramite la condivisione in tempo reale di contenuti e materiali multimediali tra insegnante e studenti e viceversa.
Io seguo due consigli di classe della scuola secondaria di secondo grado le cui classi sono dotate di tablet, lavagna interattiva multimediale, netbook. Un metodo didattico all’avanguardia che vede coinvolti docenti e studenti.
Se la LIM (lavagna interattiva multimediale), introdotta dal Ministero dell’Istruzione in questi anni catalizzando l’attenzione di docenti e genitori, è stata un cavallo di Troia utile per inserire i primi cambiamenti nella didattica, il tablet oggi può rappresentare l’oggetto transizionale casa-scuola che di app in app può diventare strumento del tutto naturale. Credo che utilizzeremo veramente in modo proficuo la tecnologia nella didattica solo quando ci dimenticheremo che la stiamo usando.
I MOOC (Massive Open Online Courses) hanno riportato l’attenzione internazionale sulla diffusione e condivisione della conoscenza online aperta a tutti. Quali sono le caratteristiche che lezioni a distanza, rispetto a quelle in aula, non potranno mai avere?
Trovo che la diffusione e la condivisione della conoscenza online aperta a tutti faccia della conoscenza un valore aggiunto. Poter attingere a lezioni e materiali da casa propria con i propri tempi, confrontandosi anche con le altre persone, è una positiva esperienza. Credo che le lezioni a distanza siano molto utili per gli adulti mentre per gli studenti ritengo che la modalità a distanza sia una ricchezza solo se opportunamente utilizzata: il lavoro collaborativo è prezioso ma la regia lo è altrettanto.
Personalmente utilizzo anche i social network per la didattica però ritengo che i ruoli vadano ben distinti per cui ho un account per gli studenti separato da quello personale dove posso più liberamente esprimere opinioni personali.
Ritengo che l’utilizzo dei social network sia importante anche per l’autoaggiornamento. Infatti oggi numerosi sono i gruppi di autoformazione in social come Facebook per l’utilizzo di tecnologie nella didattica (tablet Ipad, Android, LIM).
Che innovazioni prevede saranno introdotte in futuro a supporto della didattica?
Maggiore sinergia scuola-società
Nonostante molto sia stato fatto negli ultimi anni in termini di investimento materiale e umano, ingenti i fondi per la formazione dei docenti e per l’acquisto di tecnologia, credo che ci sia ancora molto da fare.
L’OCSE in un suo recente rapporto sulla scuola italiana (marzo 2013) dimostra come a questo ritmo di investimenti la scuola italiana avrebbe bisogno di 15 anni per colmare il gap con i paesi più avanzati.
Ritengo che una delle strade possibili potrebbe essere quella delle donazioni di enti esterni alla scuola, una sinergia scuola territorio che potrebbe disegnare nuovi panorami.
Byod (Bring your own device)
Altro scenario che si sta rivelando promettente è quello del Byod, ovvero la sperimentazione con i ragazzi di tablet e vari device portati da casa, tra cui quei potenti cellulari che i ragazzi hanno in tasca ma raramente utilizzano per lo studio. Un piccolo laboratorio polifunzionale che permette, ad esempio, di fotografare la lavagna, azione utile per chi è in difficoltà nel prendere appunti, di registrare e ascoltare per autocorreggersi e migliorarsi, di prendere appunti con la velocità del t9, di poter scaricare i classici in pdf, come la Divina Commedia o il Decameron. Queste sono alcune delle tante possibilità che il Byod offre ma tante altre sono da esplorare.
Multicanalità della didattica per individualizzare
Nelle nostre classi, sempre più numerose, individualizzare è un imperativo categorico ma di difficile realizzazione e il futuro mi piacerebbe pensarlo orientato a una didattica multicanale. La multimedialità, utilizzando vari linguaggi, ha maggiori possibilità di aprirsi per andare incontro ai vari approcci e stili cognitivi.
Pedagogia adattiva e inclusiva
Mi piace anche pensare a una pedagogia che diventi fortemente inclusiva e che i produttori attivi raggiungano competenze facendo e aiutando anche chi è in difficoltà, ad esempio i compagni con disturbi specifici di apprendimento. Difficoltà che oggi, a mio avviso, la scuola tende a “protocollizzare” con documenti cartacei quando è in difficoltà nel dare risposte. Un fare raggiungendo competenze cognitive ma anche promovendo intelligenze gardneriane: interpersonale, nel relazionarsi ad altre persone, nel comprenderne il comportamento, le motivazioni o le emozioni, intrapersonale nel capire se stessi, chi siamo, che cosa ci fa essere come siamo, come cambiamo nel tempo, esistenziale, nel riflettere sulle questioni fondamentali concernenti l’esistenza e nel ragionamento astratto per categorie concettuali universali.
Educ@apprendere
Ritengo che le innovazioni della didattica passino anche attraverso l’utilizzo della rete per insegnare, apprendere, confrontarsi. La rete internet come risorsa: social e free per insegnanti e studenti.
Dalla rete passa anche la scrittura collaborativa e la condivisione in cloud, strada quasi obbligata per dialogare tra dispositivi differenti ma anche dalle opportunità straordinarie per esperire nuove strade come, ad esempio, l’opportunità di rendere accessibile e aperto lo spazio del compito, cooperando per imparare e per creare utilizzando luoghi virtuali.
Scuola 3.0: nuove frontiere dello spazio e del tempo scolastico
Negli ultimi anni il fronte di innovazione si è aperto con la sperimentazione della classe 2.0, tecnologia utilizzata per la didattica in classe, che ha aperto per il futuro scenari che vanno oltre la singola classe verso la SCUOLA 2.0.
Anche lo spazio scolastico sta ridisegnando le proprie dimensioni e nel futuro potrebbero essere ben più numerose le realtà che anziché la classe-aula optano per scelte di aggregazione per compito, interesse o altro, andando verso la classe 3.0.
Stessa dilatazione e flessibilità sembra avere il tempo scolastico con il cloud e l’online.
L’ utilizzo della rete per comunicare, dilatando tempi e modalità della scuola e utilizzando le tecnologie nella metodologia, può contribuire ad arricchire l’esperienza didattica d’autore. In questa direzione stanno camminando molte realtà scolastiche che, affrontando un nuovo rapporto con il libro di testo, hanno avviato esperienze che si muovono tra il libro digitale cocostruito con la casa editrice e la costruzione dell’ebook in classe.
Simonetta Sandra Maestri

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